giovedì 13 settembre 2012

La vie en rose

In Francia la legge Grammont dal 1850 vieta e sanziona abusi e maltrattamenti pubblici verso animali domestici: dopo acceso e annoso dibattito, non solo giurisprudenziale, per correggere alcune interpretazioni differenti che la legge permetteva, agli inizi del secolo scorso venne stabilito che il toro è un animale domestico, e questo per parecchio tempo rese difficile quando non turbolento organizzare corride di là dalle Alpi.
In alcune zone del paese le disposizioni di legge vennero applicate in maniera rigorosa e restrittiva, mentre in altre (al sud essenzialmente) i divieti erano eccezionali e rari, fatto questo che permise alla pratica tauromachica di svilupparsi e mettere radici in alcune regioni in particolare.
Nel 1951, per porre fine a questa situazione ibrida, il legislatore precisò che le inibizioni previste dalla legge Grammont rispetto alla corrida non si potessero applicare laddove esistesse una tradizione ininterrotta; nel 1959 un nuovo e definitivo intervento di correzione fissò in maniera ultimativa questa specificazione, arrivando a esigere una tradizione locale e ininterrotta.
In soldoni: al sud le corride sono consentite in deroga alla legge del 1850, proprio in virtù di questa tradizione locale e ininterrotta, nelle altre regioni di Francia sono vietate.

Bene.

Un'azione politica condotta dal Crac, Comitato Radicalmente Anti Corrida (per gli stomaci forti, qua), ha portato pochi giorni fa davanti al Consiglio Costituzionale di Stato un quesito di incostituzionalità: la leva è quella dell'indivisibilità della Repubblica e dei principi di uguaglianza nello Stato, e per questo gli abolizionisti chiedono al Consiglio un pronunciamento di incostituzionalità.

L'11 settembre scorso una sessione di audizioni si è tenuta in seno al Consiglio, dove sono stati ascoltati rappresentanti dell'Unione delle Città Taurine di Francia (*), dell'Osservatori sulle Culture Taurine e naturalmente del Crac Europa.
E' facile immaginare le posizioni espresse, mentre interessante è sapere che un sentimento di stanchezza sta crescendo in Francia presso quelle istituzioni o quegli enti chiamati sempre più spesso a deliberare o giudicare sul tema corrida, sollecitati dall'attività frenetica e isterica degli animalisti.

Perentorio, quello stesso 11 settembre il ministro degli interni francesi, il socialista Manuel Valls, ha avuto il coraggio e l'onestà intellettuale di spendere parole nette e limpide a favore della cultura taurina del Midi, e a sostegno della legge Grammont.
Il ministro ha messo il carico da undici, e mi perdonerete il pessimo gioco di parole.

Il Consiglio Costituzionale si esprimerà il prossimo 21 settembre.
I casi sono due: o le corride in Francia verranno abolite, o gli abolizionisti subiranno una pesante e rumorosa respinta, e chissà che un poco non si ridimensionino.

Nel frattempo, la feria settembrina di Nimes, con il fenomeno José Tomas a fare da traino, genererà un beneficio economico per la città stimato in 20 mlioni di euro.
Che per una comunità di 140.000 persone non è poca roba.
C'è da credere che non siano solo gli aficionados, questi personaggi antistorici e crudeli, a interessarsi alla difesa della corrida.



(foto Ronda - muri di Arles)



Nessun commento: