domenica 5 giugno 2011

Cuadri, la fiesta de los toros


Giovedì 2 giugno, nella cattedrale di calle Alcalà, la funzione ha rinnovato l'antica formula: el toro pone a cada uno en su sitio, il toro rimette ognuno al proprio posto.
Ci hanno pensato sei bisonti di Cuadri a fare finalmente un pò ordine nelle gerarchie degli aficionados, nei valori della fiesta, nelle intenzioni degli uomini di luce: sei tori non perfetti, certo, ma che hanno imposto la loro presenza per tutta la durata della corrida, che hanno corso e combattuto, che si sono difesi, che hanno fatto vibrare le gradinate, che hanno (oh quanto finalmente!) portato emozione, e-mo-zio-ne!
Chapeau signor ganadero, allevatore aficionado, chapeau per quella casta che scorre a fiumi nelle vene dei suoi pupilli, per quella religiosità con cui alleva tori che partono di slancio per spazzare cavallo e cavaliere, che hanno muscoli, forza, potenza e cattive intenzioni, che fanno gridare al miracolo, che danno vertigini, paura, entusiasmo.
Giovedì 2 giugno a Las Ventas: corrida di Cuadri, tori a Madrid, la fiesta de los toros.

E d'altronde la ricetta per la grandezza della festa è semplice.
Un toro selvaggio, un uomo sincero, un'arena pronta a ruggire: è tutto.
Quel torero, giovedì, si chiamava Ivan Fandiño: coraggio, tecnica, valore, pundonor, Fandiño quel giorno è stato tutto questo, giocandosi la vita con due avversari che pure mettevano in gioco la loro, uomo e animale pronti a tutto pur di non perderla.
Prendete la faena a Zapato, il secondo del pomeriggio. Il torero rinuncia ai preliminari, e dopo tre muletazos quasi di cortesia pianta i piedi per terra, si fa verticale, e mette il panno rosso davanti a sé. Come quei singoli istanti che precedono una deflagrazione, quando pare che l'aria si fermi e tutto si faccia silenzio, ecco, così. Bum. Il toro parte e Fandiño aspira quella carica mostruosa in una serie straordinaria: gli olé che Las Ventas gorgoglia fanno tremare le colonne, la pista, la città intera. Il toro a sinistra si fa pericoloso, si decompone, ma quell'uomo non rinuncia, anzi rilancia: si mette in mezzo, tira dei passi miracolosi e profondi, e quel naturale (quello, proprio quello) fa esplodere l'arena. La spada buona ma non efficace gli impedirà di tagliare un'orecchia meritatissima: si accontenterà di un giro d'onore clamoroso, e chissà in quanti hanno calcolato durante quel giro di pista il peso specifico di questa vuelta e quello delle orecchiette guadagnate (?) nei giorni prima.
Il suo secondo, Podador, 631 chili, è un signor toro: completo nei tre atti, grande, spaventoso. Applausi per Fandiño che con veroniche di dominio lo spinge al centro, applausi per il picador che ne contiene bene le due cariche vigorose e selvagge, applausi e saluti per i subalterni alle banderiglie. E' la fiesta de los toros, quando nell'arena corrono tori veri. Il corno destro di Podador è enorme, non solo metaforicamente, ma ancora una volta il torero basco inchioda i piedi per terra e lo chiama a sé: arrivano tre serie con la destra profonde e di grande valore, chiusa l'ultima da un passo col petto sensazionale. L'arena è in piedi, si passa a sinistra dove Podador tiene la testa alta, le cose si fanno difficili eppure arrivano due progressioni eroiche e di peso. Ancora, per chiudere, un passo di petto colossale. La spada è ancora franca e buona, arrivano senza esitazioni un'orecchia di quelle grosse e una grande ovazione per Podador.
Ecco qua, la grandezza della corrida è tutta nella sua semplicità: un toro bravo e un uomo valoroso, a combattere per la vita.

Ma si diceva, el toro pone a cada uno en su sitio.
El Fundi, quel sitio, l'ha perso. Aragones, il primo (e il peggiore) della corsa, se l'è mangiato: obbligando il torero a rinculare insicuro, passettino dopo passettino, facendogli perdere terreno, spingendolo contro le assi. Fischi. Col quarto del pomeriggio (massacrato alla picca, non a caso) non andrà molto meglio. Triste vedere il vecchio gladiatore ridotto così.
Nemmeno Alberto Aguilar ha passato uno dei suoi pomeriggi migliori, andando anche a rischiare grosso (ma grosso davvero) in un paio di momenti. Il suo confronto con Aviador ci ha ricordato, per drammaticità, quello con Vinatero di Prieto de la Cal un anno fa: ma se allora Aguilar era coraggio sovrumano ed entusiasmo totale, oggi pare dominato da chissà quali fantasmi che ne inibiscono le grandi qualità di cui pure dispone. Aviador era certo un toro pericoloso, brillante alla picca in tre riprese e in seguito dando segni di tignosa mansedumbre ma sempre con un fondo solido di casta caustica come la calce viva, capace di girarsi su sé stesso con l'agilità di un felino a dispetto dei suoi 585 kg per mirare direttamente ai lombi quando non al petto dell'uomo. Ma Aviador non era un toro impossibile, solo un avversario che chiedeva un polso sicuro e maschio. Due giravolte in aria per Aguilar, una a inizio faena e una alla stoccata, lo mortificavano ancor più nel morale, e quel polso si faceva di burro. Al sesto, che pure aveva delle possibilità, il torero arrivava vuoto di intenzioni, vinto.

Un pomeriggio di tori, un pomeriggio di emozioni.
A Madrid sono passati i Cuadri, e hanno messo a posto le cose.


(foto Juan Pelegrin: altre sue immagini dalla corrida qui, qui e qui)

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