lunedì 21 marzo 2011

La prima della stagione





Colmenar Viejo, due del pomeriggio.
Trenino fino a Nuevos Ministerios, poi da lì metro fino a Barajas, quindi deposito bagagli e inversione a u.
Metro di nuovo, due cambi e finalmente Ventas.
L'arena è lì, ancora lì, risplende maestosa al sole.

Aficionados seduti sotto al Yijo, turisti e curiosi ai botteghini.
Luce, caldo, primavera.
Italiani in fila: aò prendi dove er toro nun ce pija; ho letto che i tori alle corride in Spagna non li ammazzano più; che è novillos?
E' la vostra prima corrida?
Sì.
Coraggio.

Tendido alto del siete, por favor.
Bueno.

Qualche sigaro qua e là, semi di zucca e noccioline e mandorle e pistacchi, coca e rum.
Il bar del 7.
Una caña, por favor.

Las Ventas, dopo il lungo letargo invernale.
L'orchestra, gli alfieri a cavallo, ci siamo, si riprende.
Minuto di silenzio, olé Japòn.

Giapponesi, certo, ossessionati dall'esigenza di farsi delle fotografie.
Una famiglia di svedesi, probabilmente, che al secondo esce disgustata.
Dei ragazzini italiani che si augurano che muoia, quel torero figlio di puttana: la cornata arriva, l'angoscia pure, e non ne sono più così felici.

Cappe, stoffe rosse, cavalli bardati, vestiti d'oro.
Ti rendi conto che l'inverno è stato proprio lungo, e che tutto questo ti mancava sul serio.
Entra il primo.
El Rosco si alza: Facundo, ni pararlo!

Novillos dei fratelli Sanchez Herrero.
Domecq, ahi.

Patrick Oliver con in testa solo una cosa, copiare Castella. Male.
Cristian Escribano intonato, poi gli sono capitati venti centimetri di corno nel muscolo, ha ripreso in mano gli strumenti, ha continuato e ha finito. Bene.
Damiàn Castaño il terzo. Male.

Adios señor.
Adios, encantao.

Metro, cambio, cambio, Barajas.

E' iniziata la stagione.


(foto Ronda - Las Ventas, 20 marzo 2011)

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