domenica 30 gennaio 2011

Arles 2011, la Pasqua in tempo di crisi


Sul sito ufficiale il programma completo.

Per la cittadina provenzale si tratta senza dubbio del cartel più pallido da parecchi anni a questa parte: poca ispirazione, pochi soldi evidentemente, poca acquolina in bocca per gli aficionados.

Due corride per le star, al venerdì e al sabato, con l'alternativa di Tomasito e la presenza di Juan Mora.
Una domenica con due ferri anche interessanti (Scamandre e Fuente Ymbro) ma senza gli uomini giusti davanti, e i Miura che chiudono al lunedì: El Fundi (la stagione dell'addio?), Alberto Aguilar e Mehdi Savalli per loro.
Il tutto più due novigliade (una con e una senza cavalli) e la corsa di rejon al lunedì mattino.

venerdì 28 gennaio 2011

Manolete sul ghiaccio




Stasera, per gli Europei di pattinaggio di Berna, saranno in gara gli italiani Federica Faiella e Massimo Scali: concorreranno per la disciplina della danza libera.

Confesso che fino a qua non ho la più pallida idea di cosa sto parlando.

Però attenzione!
La loro esibizione avrà per titolo Manolete.
I due compieranno le loro evoluzioni al suono della chitara flamenca di Pepe Romero e la loro danza sarà un omaggio "al più grande torero di tutti i tempi", come recita il loro sito ufficiale.

Massimo Scali si vestirà di un traje de luces e Federica Faiella avrà un abito rosso.
A lei il compito di rappresentare le due passioni, brucianti e letali, di Manolete: la corrida e Lupe Sino.

Sul loro sito qualche informazione in più.
E stasera alle 21 tutti davanti alla televisione, dovrebbe essere su Rai Sport (digitale e satellite).

Poi dicono che l'Italia è un paese antitaurino.

giovedì 27 gennaio 2011

Perché andiamo a vedere la corrida





Vado alle corride

e mi faccio un sacco di chilometri perchè è il bello dei chilometri

perchè fa caldo e c'è puzza perchè è il bello del caldo e della puzza

perchè mi piace cucinare, dipingere, leggere, suonare, pensare, guardare,
andare, riflettere, ballare, saltare, bere, dormire

perchè ammiro chi fa ciò che vorrei aver il coraggio di fare così come detesto
chi fa ciò di cui mi potrei vergognare

perchè sono intransigente ed accetto rimproveri solo da coloro che rispettano
le regole

perchè non accetto maleducazione ed incoerenza

perchè amo il mio paese e mi dispiaccio che non sia supportato da questi
valori

perchè il sentimento non si spiega...

...perchè l'amore non esiste, ma forse mi sbaglio... e con un po' di fortuna
posso trovarlo!


Enrico Ferraris


(foto Ronda - per inviare il proprio testo: alle5dellasera@tiscali.it)



mercoledì 26 gennaio 2011

Regine




Ottomila aficionados che si assiepano all'arena in una domenica di metà ottobre, che arrivano da ogni parte della città e della regione e da più lontano ancora.
Ottomila aficionados che indugiano a bere un bicchiere prima di entrare, discutendo animatamente, fumando un sigaro.
La musica di una banda.
Le visite alla ganaderias in primavera, ad ammirare lo splendore di quelle bestie nella libertà del campo.
Le foto che gli appassionati fanno al campo e all'arena, si scambiano, ammirano, e sulle quali sognano.
E poi i libri, le corna alle pareti, i ricordi degli anni d'oro.

Tutto questo dove...in una provincia andalusa o in un qualche angolo del sudest francese?
No.
Valle d'Aosta.
Esatto, Valle d'Aosta, Italia.

Perché la Valle d'Aosta è la regione italiana dove resiste e prospera una tradizione taurina viva e vivace: la Battaglia delle Regine, di cui abbiamo già parlato, appassiona una regione intera.

E proprio da laggiù al nord ci scrive Daniele Ronc: giovane fotografo divorato dalla passione per le Regine, tiene un blog sul quale pubblica le sue belle foto dei combattimenti, i ritratti migliori delle camponesse, i volti rugosi degli allevatori.

Reines Vallée d'Aoste merita una visita, per misurare la temperatura all'altra aficion italiana, e per ammirare quelle foto.

E per ricordare che l'Italia ha avuto una lunga tradizione di passione per i tori e di giochi con i tori, una lunga e secolare esperienza di tauromachia.

Chissà che la Valle d'Aosta non sia un mezzo per ricongiungerci alla cultura mediterranea del toro.
Si inizia un anno programmando una course camarguaise nei giorni della finale di Aosta, per un gemellaggio con la vicina Camargue. L'anno dopo anche una course landaise perché no.
Si prosegue incrociando le vacche regine con il ganado bravo.
Dunque qualche mostra, pubblicazioni, e anche una tienta, poi una fiera di tori da combattimento e infine, prima o poi, una corrida.

Sono solo sogni?
Beh certo.
Stiamo scherzando?
Beh certo, ma un pò meno.

venerdì 21 gennaio 2011

I numeri del 2010







Un po’ di numeri dalla temporada 2010, in ordine sparso e senza particolari valutazioni.

Numeri secchi insomma, un po’ come dovessimo giocarli al lotto.

* La ganaderia che ha fatto combattere più tori è Nuñez del Cuvillo, 153. Cifra astronomica, sia chiaro. Segue in classifica Alcurrucen con 115 bestie, e una buona corrida a Bilbao. Terzo posto per Juan Pedro Domecq, 99 tori generalmente disastrosi. Fuente Ymbro (97) e Zalduendo con 96 completano la prima cinquina

* Juan del Alamo è il novillero che ha toreato di più, 37 corse. Alternativa per lui prevista per quest’anno a Nimes. Il francese Thomas Dufau arriva appena dietro con 36 novigliade e a 35 si ferma Esaù Fernandez. Alternative francesi anche per loro la prossima estate.

* Le prime dieci arene di Spagna per numero di corride date sono: Madrid (39), Siviglia (20), Valencia (15), Barcellona (13), Saragozza (11), Bilbao, Albacete e Malaga (10), Alicante (9), Pamplona (8).

* Le prime dieci arene di Spagna per numero di novilladas sono: Madrid (24), Siviglia (11), Algemesì (8), Saragozza (7), Navas de San Juan e Calasparra (6) Guadarrama, Valencia e Arredo (5), Albacete (4).

* José Tomas ha toreato in Europa 4 pomeriggi, prima di arrivare ad un passo dalla morte ad Aguascalientes a fine aprile.

* Victorino Martin ha venduto meno degli anni precedenti, 86 tori contro i 122 del 2008 e i 95 del 2009.

* In Spagna 133 ganaderias hanno combattuto una sola corrida, di queste 133 solo 60 hanno lidiato una corsa completa di sei tori.

* 23 novilleros hanno preso l’alternativa in Europa, da quella di Javier Cortes a Madrid-Vistalegre del 21 febbraio a quella di Juan Ortiz ad Aguilafuente, il 23 ottobre.

* Tra questi 23 neodiplomati si contano un signore di 59 anni (Antonio Marquez), un padrino di 64 (Juan Munoz), un padre che laurea il figlio (gli Esplà, il 20 giugno ad Alicante) e una ragazza, Sandra Moscoso.

* 6 code nelle corride di Francia, 79 in quelle di Spagna: il primato della generosità va all’arena di San Fernando (Cadice) che in una sola corrida ha distribuito 8 orecchie e 4 code.

* I ferri che più degli altri hanno fatto correre i propri tori in Francia sono Miura (29 tori), La Quinta (26), Nunez del Cuvillo (25).

* El Fandi occupa per il terzo anno consecutivo e per il quinto negli ultimi sei la posizione di leader del plotone, con 95 corride toreate; alle sue spalle El Juli (76, dalla 5° alla 2° posizione tra 2009 e 2010), El Cid (72, dalla 10° alla 3°). Vengono poi Talavante (64) e Ponce (63).

* Nelle arene di prima categoria in Spagna hanno sfilato tra gli altri 1 toro di origine veragua, 14 santacoloma, 416 domecq. Nelle arene di prima e seconda categoria il 62% dei tori è di provenienza domecq, il 38% di tutte le altre origini insieme.

* Gli allevamenti che in Spagna hanno visto premiati più tori con giri d’onore sono Victorino Martin e Garcigrande, con 4 a testa.

* In Spagna le novigliade con picadores sono sempre in picchiata: 665 nel 2007, 411 nel 2009, 385 l’anno scorso. In Francia invece le novilladas tengono: 42 nel 2007, 39 nel 2009, 39 anche nel 2010

* Contestualmente vanno in crisi i novilleros: erano 238 nel 2006, 175 nel 2009, sono 156 nel 2010.

* El Fandi (118), El Cid (70) e Daniel Luque (49) i tre matadores che hanno tagliato più orecchie in arene di terza categoria.

* Nelle arene francesi hanno meritato una vuelta al ruedo i tori di: Robert Margé per 3 volte, Fuente Ymbro, Victoriano del Rio, Torrestrella, Escolar Gil per 2, e altri otto tra cui Palha e Dolores Aguirre per 1.

* Miura ha esibito in tutto 46 tori (29 dei quali in Francia), La Quinta 36 (26 in Francia), Escolar Gil 24 (12 in Francia), Prieto de la Cal 9 (7 di là dalle Alpi).

* Personalmente ho visto combattere tutti i Prieto de la Cal e i Coimbra che sono usciti in Francia: 7 e 6 rispettivamente, non era difficile. Ancor più facile mi è stato con gli Ana Romero (5), Flor de Jara (1), Gallon (1). Ho visto invece solo la metà dei tori che Maria Luisa e Tardieu hanno combattuto in Francia: 1 su 2, per entrambi gli allevamenti, un brutto risultato individuale.

* Cornate e acciacchi vari hanno ridotto la stagione di Perera (dal posto del 2009 al ), Manzanares (dal al 10°), Cayetano (dal al 18°).

* Madrid è l’arena spagnola che dà più corride formali (39), Nimes quella francese (15, comprese due miste). A Madrid in 39 corride sono state attribuite 14 orecchie, a Nimes in 13 corride formali 40.

* Curro Diaz il matador che ha collezionato più paseillos a Madrid, 5.

* Nelle arene francesi di prima e seconda, la percentuale di encastes presentati è di 51 domecq/49 gli altri. Nelle 52 corride celebrate in Francia in arene di prima e seconda categoria si sono combattuti più miura e santacoloma che nelle 313 corride di stesso livello in Spagna (63/38).

* A Madrid la media di orecchie per corrida è 0.36, Zaragoza 0.64, Bilbao 0.70; a Valencia, agli antipodi tra le piazze di prima categoria, 1.93.

* 57 sono i toreri che si sono dovuti accontentare di 1solo contratto in tutta la stagione. 5 di questi si sono presi il lusso di tagliare, in quel pomeriggio, anche una coda.

* Rivera Ordonez, che adesso si fa chiamare Paquirri, ha toreato più volte in arene di prima categoria (6) che non Alberto Aguilar (5). In quelle stesse arene di prima categoria, Ordonez/Paquirri non ha tagliato neanche un’orecchia, Alberto Aguilar 6.

* Grande stagione per Maria Luisa Dominguez y Perez de Vargas che addirittura raddoppia il numero delle bestie inviate all’arena: passa da 1 a 2. Quell’uno nel 2009 era Clavel Blanco, quei due sono i due tori della concorso di Arles e Vic.

* I toreri che hanno più celebrato in Francia sono Castella e El Juli con 15 corride a testa. Al secondo posto Mehdi Savalli con 11. Alberto Aguilar (a 10 con Ponce e Bautista) e Rafaelillo 9 seguono di poco.

* Nelle arene di prima categoria, El Juli è il torero più presente: 31 apparizioni. Poi Castella (29), Ponce e Morante (21). Sempre riferendosi alle arene di prima categoria, il primato in quanto a trofei tagliati va a El Juli (55, con una media di 1.77), poi Castella (28, media 0.97), Manzanares (15, media 1,25) e Ponce (15, media 0.71)

* Nelle arene francesi sono stati liberati 475 tori (38 dei quali di allevamenti francesi, l’8%) e 238 novigli (87 francesi, il 37%). Nelle novilladas senza picadores la percentuale di tori francesi sale al 77%.

* Capitolo indulti: tra i tori da corrida, 0 in Francia e 22 in Spagna. Tra questi, divise come Nunez del Cavillo o Jandilla o El Cotillo. Tra i novillos, 1 in Spagna e 1 in Francia (rispettivamente El Montecillo e Alain Tardieu).

* Rafaelillo ha partecipato a 35 corride, la metà delle quali (17) in arene di prima categoria.

* I toreri che hanno celebrato in almeno una corrida sono stati 209.


- dati raccolti consultando il numero 1892/93 della rivista Toros, e le base-dati dei siti web
Mundotoro, Portaltaurino, Terredetoros e Escalafon del Aficionado


(foto Ronda - Arles a settembre)

Comunicato stampa




Abbiamo tenuto segreta la notizia fino ad oggi, ma ora che è di dominio pubblico la lanciamo anche qua.

Uscirà a breve il nuovo romanzo di Matteo Nucci, intitolato Il toro non sbaglia mai.

Nelle prossime settimane qualche approfondimento in più, ma è chiaro già dal titolo che si tratta di qualcosa di grosso.

Avanti tutta.

mercoledì 19 gennaio 2011

La course de taureaux


Sì lo so, questo blog ha una spiccata inclinazione filofrancese.
Certo c'è una naturale predisposizione in chi lo cura e scrive, ma va anche detto che non è colpa nostra se tra le migliori cose che si vedono nelle arene molte provengono dal sud dei nostri cugini (Ceret, Vic e compagnia), o se tra le migliori cose che si possono leggere molte sono scritte nella lingua di Baudelaire (i testi di Durand o Wolff, per esempio).
Così è, inevitabilmene, per i documentari.

Fate uno sforzo e recuperate questo La course de taureaux (uscito nel 1961): non è sempre facile seguirlo nel suo svolgimento, il narratore fuori campo ha il maladetto vizio di parlare velocemente e di mangiarsi le parole, ma ogni fatica di concentrazione o per la traduzione è ripagata.

Si tratta di un film di montaggio in bianco e nero di una settantina di minuti, che unisce intenzioni pedagogiche, importanza documentaristica e interesse culturale: il filmato si apre con le immagini di una capea in un villaggio, siamo approssimativamente nella Spagna dei primi anni del secondo dopoguerra, e quelle sequenze già da sole basterebbero a giustificare la visione del dvd.
E' la Spagna dell'immaginario comune, quella delle feste di paese con chitarre gitane e uomini dallo sguardo macho, della polvere e dei fiori, e delle corse dei tori nelle piazze del villaggio.
Bello.

Pierre Braunberger, l'autore della pellicola, introduce quindi lo spettatore al mondo della corrida passando da riprese effettuate nelle arene a immagini di qualche prova nelle ganaderias, da spezzoni di faenas a panoramiche di respiro che abbracciano in un solo sguardo centinaia di tori al campo.

Ma la straordinaria forza di questo La course de taureaux e il suo incalcolabile valore stanno nell'incredibile collezione di episodi che il film inanella.
Da qualche fotogramma ad opera dei Lumiere in cui si scorge l'arrivo di Mazzantini all'arena (Mazzantini!), e siamo addirittura due secoli fa, fino ai lunghi momenti dedicati a Manolete in azione, dal toreo muscolare de El Gallo all'austera eleganza di Dominguin, da passaggi su Arruza e Aparicio a fotogrammi dedicati a Conchita Citron o Bienvenida, dai cavalli senza protezione a paseillos color seppia.
Davvero straordinario.
E quanto eccitante piacere suscita La course de taureaux nell'aficionado, che nel breve svolgersi del film si accorge della impressionante evoluzione del toreare: mettere a confronto 50 anni di toreo, per una volta non leggendone sui libri ma osservando con i propri occhi, è cosa di valore e che entusiasma.

Come se non bastasse, il dvd è impreziosito da 3 cortometraggi firmati da Lucien Clergue che completano al meglio un oggetto di valore indiscutibile per ogni aficionado.

Visione obbligatoria.


p.s.: lo si trova d'occasione a 10 euro alla Boutique de Passionés di Arles, per esempio, e sono soldi davvero spesi bene

martedì 18 gennaio 2011

La stagione prende corpo


Sono i mesi più duri, niente da dire.
Da ottobre in poi arriva la nebbia, il freddo, e i tori sono giustamente lontani: uno lo sa, e pur con qualche fatica si mette il cuore in pace.
Ma adesso il gioco si fa duro: le giornate pigramente si allungano, di tanto in tanto sbuca un raggio di sole, e tu hai l'illusione che finalmente si riprenda.
Ma niente, guardi il calendario e il clamore dell'arena, i pasodobles, o le porte del toril che si aprono sono ancora lontani, maledettamente lontani.
Sono i mesi più duri.
E quel consultare febbrilmente siti e portali, aspettare le mail, leggere le riviste, per cogliere qualche segnale, avere qualche anticipazione, e cominciare a fantasticare, a progettare la temporada, a sognare di tornare presto ai tori, migliora di poco le cose.

Ma pian piano la nuova stagione sta prendendo forma, e qualche arena grande o piccola ha cominciato a mettere da parte qualche lotto di tori, ipotizzare combinazioni, prenotare qualche torero.

Arles ha fissato gli allevamenti per Pasqua: Garcigrande, Fuente Ymbro, Scamandre, Miura, Nunez del Cuvillo. Alternativa di lusso per Tomasito con Juli e Manzanita, poi Juan Mora, El Fundi e Alberto Aguilar tra gli altri.

Dalla Real Maestranza di Siviglia è arrivato l'elenco ganadero per la feria 2011: Daniel Ruiz per il giorno di Pasqua (con Morante, Juli e Manzanares), poi Conde de la Maza, Dolores Aguirre, Carmen Segovia, Victorino, El Ventorillo, El Pilar, San Mateo, Nunez del Cuvillo, Garcigrande, Jandilla, Alcurrucen, Fuente Ymbro, Torrehandilla, Miura. Li leggete in quello che dovrebbe essere l'ordine di apparizione, dal 24 aprile all'8 maggio.
José Tomas non sarà della partita, per chi fosse interessato.

Ceret scommette ancora sui tori portoghesi (Irmao Dias e Couto de Fornilhos) e sui ferri di Moreno Silva e Escolar Gil, roba da acquolina in bocca.

Sorprendentemente interessanti le scelte di Dax per la feria di agosto: Ana Romero, Dolores Aguirre, El Pilar, La Quinta e Victorino Martín. El Pilar il 12, i Dolores il 14 e i Victorino il 15, Padilla stoccherà la corrida di Dolores e Esaù Fernandez prenderà l'alternativa con i Pilar, dalle mani di Morante.

A Vic Fezensac niente novillada del sabato mattina e abituale scelta torista nella selezione degli animali: corride di Dolores, Palha, Escolar e Alcurrucen più la tradizionale concorso della domenica mattina, con tra gli altri Coimbra, Flor de Jara, Partido de Resina. Fundi e Bautista dovrebbero essere al cartel con gli Alcurrucen, e si parla anche di una doppia presenza di Lescarret.

Nel nord della Spagna le cose sono serie, si sa.
Per la San Fermin gli allevamenti prenotati sono questi: Miura, Cebada Gago, Torrestrella, Nuñez del Cuvillo, Fuente Ymbro, Victoriano del Rio, El Pilar, Dolores Aguirre.
All'Aste Nagusia bilbaina vedremo sfilare invece i ferri di Victorino Martin, Alcurrucen, El Ventorillo e Fuente Ymbrocome conferme, più le novità rispetto all'anno passato di El Pilar, Jandilla e Nuñez del Cuvillo. Più una corrida di Miura che già sta mettendo in sugo parecchi.

Da Madrid per ora solo qualche sfilacciata novità.
Juan Mora due contratti, uno dei quali per la Beneficiencia; El Juli due, Morante tre. Gli Escolar torneranno a Las Ventas e i Moreno Silva la vedranno in cartolina.
Soprattutto, è sempre più insistente e accreditata l'indiscrezione per la quale l'impresa di Madrid, attraverso l'opera del suo veedor, imponga alle ganaderias selezionate di mettere le fundas ai loro tori sei mesi prima della corsa a Las Ventas. Qualcuno vede nel rifiuto di Victorino ad incappucciare i suoi pupilli, e nell'assenza di questi da Madrid anche quest'anno, la conferma di tutto ciò.

Tra le piccole francesi, Orthez (Dolores Aguirre e novillada di Aurelio Hernandez, veragua) e Saint Martin de Crau (Tardieu Freres e Cebada Gago) confermano la vocazione alle corse dure.

Olivenza infine aprirà la stagione delle grandi ferias con la tradizionale parata di star: Zalduendo, Garcigrande e Cuvillo per più o meno tutte le figuras, Juli, Ponce, Morante.

Cose così, lontane ancora centinaia e centinaia di giorni, ma che già ci fanno sognare.


(foto Ronda - apertura a Bilbao)

domenica 16 gennaio 2011

La Fiesta di Sergej Eizenstejn


Inghilterra - Italia in diretta da Wembley, la frittatona con cipolle con la Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero.
E poi il dottor Riccardelli, il film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco la cui pellicola non arriva, e dunque l'immortabile capolavoro...: l'occhio della madre, il montaggio analoggico, la scalinata.
La Corazzata Potemkin.
Una cagata pazzesca.

Povero Sergej Eizenstejn, dai più (quasi tutti, suvvia) conosciuto qui in Italia per quella straordinaria sequenza del Secondo Tragico Fantozzi, quella della partita in televisione che salta perché il dottor Riccardelli ha deciso di acculturare gli operai servendo loro il polpettone soporifero del povero Eizenstejn, la perquisizione di radioline e tv a nove pollici all'entrata, fino alla rivolta finale.
La fabbrica pre-Marchionne, o anche quella post-Marchionne, chissà.

Eppure Sergej M Eizenstejn la storia del cinema l'ha fatta sul serio.
Non è il caso di occuparci qui della sua Corazzata, ma piuttosto di quel Qué Viva Mexico (*) che è di sicuro interesse su queste pagine: la pellicola raccoglie le immagini girate dal regista in un suo viaggio nel paese centramericano all'inizio degli anni '30, ed ha una struttura in 5 episodi ognuno dei quali abborda un tema particolare narrando e fotografando la vita e le tradizioni del Messico, per l'epoca (e per un regista russo) evidentemente una landa esotica e lontana, ricca di tradizioni e bizzarrie da documentare.

Uno di questi episodi ha dunque per titolo Fiesta, e tratta della tauromachia messicana.
Si tratta di un filmato straordinario, che dalla vestizione del torero fino al lancio di sombreros che ne decreta il trionfo, sintetizza in dieci minuti di immagini romantiche e vive l'interpretazione e la versione di Eizenstejn della corrida.
Un documento enorme e di grande importanza non solo artistica ma anche storica.

Lo trovate su Youtube, e per ragioni che non dipendono dalla mia volontà è spezzato in due diversi video: inizia in questo (a partire dal minuto 1:56) e finisce in quest'altro.

martedì 11 gennaio 2011

Perché andiamo a vedere la corrida






Io ho una grande difficoltà a ricordare le cose. Mi dimentico i nomi, gli avvenimenti, le parole.

Ah se mi dimentico le parole…!

Mi dimentico i libri che ho letto e che mi sono piaciuti tanto da rileggerli ancora e ancora per poi ancora dimenticarli. Mi dimentico i titoli dei film, a volte anche le trame dei film e spesso sono in difficoltà quando mi trovo a parlare di una cosa che dovrei sapere ma che non ricordo affatto.

Mi dimentico le date: in storia ero un disastro.

Mi dimentico i ristoranti dove ho mangiato, i posti che ho visitato, i concerti che ho ascoltato, le mostre che ho guardato.

Se adesso qualcuno mi chiedesse quante corride ho visto non saprei proprio rispondere, nemmeno con un grande sforzo di memoria. Non saprei dire i nomi di molti toreri, nemmeno il nome di molte ganaderias, e nemmeno saprei dire in che giorno ho visto il mio torero preferito per la prima volta.

Però di quel giorno ricordo che era mattina, che c’era il sole, che ero con due persone conosciute il giorno prima e che poi sono diventate amici, amici, e che ho imparato a ballare Paquito Chocolatero. Ricordo anche che per la prima volta ho pianto all’arena perché ho provato un’emozione grande nel vedere che un ragazzino dedicava il suo primo toro alla madre. Da quel gesto, e da altri suoi visti in quella stessa mattina, ho deciso che quel ragazzino sarebbe diventato il mio torero preferito.

E ho anche deciso che sono questi gesti a farmi amare così tanto la corrida.

Perché ci sono cose che ad altre persone risultano indifferenti ma che a me fanno venire i brividi alla pelle e allora, forse, queste cose le ricordo.

La prima corrida della mia vita me la ricordo, ricordo che c’erano Castella e Rincon e l’altro non lo so più, forse il Cid, poi ricordo che pioveva e che non capivo niente, ma che dicevo che Rincon era un incapace e che Castella era molto bravo… infatti non capivo niente.

Mi ricordo una faena di Bautista a S.Sebastian dove sono rimasta per tutto il tempo con la bocca aperta, e di quel giorno ricordo perfettamente dove ero seduta e ricordo che anche lì ero con altre due persone che poi sono diventate mie amiche.

Ricordo un Clavel Blanco ad Arles che è andato cinque volte alla picca facendo tremare l’arena, e anche lì ero con una persona vista la prima volta la sera prima, e che sarebbe diventato inevitabilmente amico. Ero anche con un altro amico, che sta a mille chilometri da dove sto io, pure lui conosciuto grazie ai tori.

Ricordo un Bautista a Bayonne che uccide recibiendo: il primo della mia vita, e l’unico che ricordi perfettamente. Ricordo una cornata che ha preso il Cid a Frejus.

Ricordo una Salve Rociera suonata all’arena di Arles e tutto il pubblico che canta e ricordo di essermi girata per vedere se anche la mia nuova amica si era emozionata come me.

Ricordo un toro che tremava, con la spada conficcata, ero a Vic Fesenzac. Anche lì c’era il sole e anche lì c’erano vicino a me persone appena incontrate che poi sarebbero diventate mie amiche.

Ricordo di una volta che a Nimes mi sono talmente rotta le balle che durante una faena sono andata in bagno, e quella volta ho deciso che certe corride non fanno proprio per me.

E poi mi ricordo alcuni particolari: il neo di Nimeno II°, le rughe di Rincon, le basette di Padilla, la cicatrice che ha il Juli vicino alla bocca, il sigaro del Pana, le gambe lunghe di Castella, il naso di Rafaelillo, i capelli ondulati del Fundi, un vestito marrone di Mehdi Savalli, la cravatta a righe di Herve Schiavetti sindaco di Arles, i fiori bianchi lanciati a Denis Lore, gli occhi di Tomasito, la faccia da vecchio che ha El Cid, i capelli con la brillantina di Ponce, una camicia nera a pois bianchi di Morante, il sorriso di Tardieu che non è un torero ma un signore, e allevatore.

E adesso che ci penso bene, io i toreri non li ho mai visti ridere o sorridere serenamente. E pensare che io grazie a loro ho sorriso tante volte, tante volte ho avuto paura e qualche volta ho pianto. Perché la cosa che più di tutte mi fa amare la corrida è il fatto che quando sono all’arena mi si muovono un sacco di sentimenti che non ho paura di mostrare.

E poi amo andare alla corrida per tutti quelli che ho conosciuto grazie alla corrida e che ora sono miei amici, perché mi piace sapere che finalmente sta arrivando la stagione e allora ci si organizza e si decide dove andare, si aspetta insieme l'uscita dei programmi delle nostre ferias, e soprattutto si organizzano le occasioni per stare insieme.

La mia temporada con gli amici inizia all’Aficion con un bicchiere di Ricard e lì, davanti alla mia arena preferita, con le bande che suonano e con le facce conosciute di chi è ancora lì per un altro anno, penso di essere felice.


Elisa Quarati


(foto Ronda - per inviare il proprio testo: alle5dellasera@tiscali.it)


sabato 8 gennaio 2011

Tomasito e Aranjuez




Domenica 12 settembre Tomasito ha dedicato il secondo noviglio della mattinata all'orchestra dell'arena.
L'orchestra dell'arena, poco dopo, ha attaccato il Concierto de Aranjuez (1).

Io c'ero.

E quindi non fatemi più sentire quella musica, venite a prendere i miei dischi e portateli via.
Non fatemela più ascoltare.
Suonatela al mio funerale.

Non fatemi vedere il filmato di quel concerto, cosa volete che mi interessi oggi.
Quel concerto in quell'anfiteatro.
Quel concerto in quell'anfiteatro, con la luce di quel sole di settembre.
Quel concerto in quell'anfiteatro, con la luce di quel sole di settembre, e con quel giovane uomo là al centro, a combattere un toro.

Ispirato da quelle note, fuso a quelle note, il suo braccio ad aspirare la cariche del toro ed insieme a farsi guida e metro per la musica.

Non ricordatemi quella musica.
Una melodia straordinaria, un crescendo drammatico ed epico, uno spartito inadatto ad una plaza de toros eppure così giusto per Tomasito, quella mattina.
Quella musica che ti scatena i brividi giù per la schiena e ti bagna di lacrime gli occhi.

Non parlatemene più.
Non parlatemi più di come toreava per sé Tomasito, solo per sé, ipnotizzato lui anche da quegli istanti di sublime perfezione.
Non riesci a descrivere il mistero di un uomo che torea per sé, in mezzo a migliaia di altri uomini.
C'è dentro tutto il segreto della corrida.
Toreava per sé, Tomasito.
E forse non si è accorto che sui gradini dell'arena il tempo intanto si era fermato, eravamo fuori dal tempo, da qualsiasi tempo.
Contava solo il pulsare sinuoso degli ottoni là in alto, e quel ragazzo dritto, là al centro, sempre dritto, dritto a ritmare e imporre dei naturales a quel toro.

Non evocate più il ricordo di Tomasito e il Concierto de Aranjuez.
Quel suo toreo ieratico, quel suo volto eternamente triste e preparato alla ineluttabile tragedia.
L'orchestra dell'arena suonava il Concierto de Aranjuez e Tomasito lo reinterpretava, gli dava una nuova dimensione drammatica e lo trasformava una volta per sempre, offrendo la muleta a quel toro, lasciandosi guidare da quelle note, respirando al ritmo dello sfiato delle trombe.

Domenica 12 settembre ad Arles l'uomo è stato grande.
Domenica 12 settembre il Concierto de Aranjuez è diventato qualcos'altro, qualcosa di più.

Perché la corrida è arte.
Perché la corrida è una cosa grande.
L'ho visto con i miei occhi, l'ho sentito sulla pelle e nelle vene un giorno, una mattina di settembre.
L'ho visto una volta, e basta a valere per tutta una vita.
Non parlatemene più, il solo ricordo già mi riempie e strugge.


(foto Ronda, Tomasito quella mattina)


(1) Il Concierto de Aranjuez, dice Wikipedia, "è probabilmente l'opera più nota di Joaquín Rodrigo, uno dei compositori spagnoli più famosi del primo dopoguerra. Scritto all'inizio del 1939Parigi, in un'atmosfera tesa per le ultime vicissitudini della guerra civile spagnola e per l'imminente seconda guerra mondiale, costituisce la prima opera scritta da Rodrigo per chitarra e orchestra. La strumentazione è unica, dal momento che è raro trovare una chitarra solista che si confronta con il suono prodotto da un'intera orchestra. Ciò nonostante, la chitarra non viene mai coperta, pur rimanendo l'unico strumento solista per l'intera esecuzione".

Al di là di quello che dice Wikipedia, il Concierto de Aranjuez è un'opera d'arte altissima: con essa si sono misurati Paco de Lucia, Miles Davis e Fabrizio de André, le migliori orchestre, i migliori tenori, le migliori chitarre.


lunedì 3 gennaio 2011

Hands


Le righe che seguono hanno poco a che fare con i tori.
Non direttamente, perlomeno.

Hands è il disco che Dave Holland e Pepe Habichuela hanno firmato insieme, l'anno scorso.
Maestro del contrabbasso jazz il primo, maestro della chitarra flamenca il secondo: dal loro incontro sono nate queste dieci straordinare gemme, ispirate dal flamenco e al flamenco che i due ascoltavano nel corso di un soggiorno a Granada, per le viuzze dell'Albaicin, con l'Alhambra a fare da orizzonte.

Hands profuma di Spagna, odora di aromi mediterranei, brilla del colore della terra bruciata dal sole e ha il sapore dei mariscos serviti nelle bodegas di periferia.
Dieci tracce in cui i due prima si annusano, poi piano si riconoscono e infine si abbracciano, si concedono, si liberano.
Fandangos, bulerias, soleas: Habichuela ci mette pancia e sangue, Holland profondità ed eleganza.
E' un disco che ha poco a che fare con i tori ma che va ascoltato nelle lunghe sere d'inverno quando si pensa ai tori, per ricordare i vicoli sivigliani, i fiori di Cordoba, gli immensi spazi del campo andaluso, le tabernas fumose del profondo sud iberico.

Sono baciate dal duende più inafferrabile, le mani di Holland e Habichuela, sono possedute dall'ispirazione, guidate dal trasporto, tarantolate dalla passione.
Seduce e travolge, Hands.

Da recuperare e consumare.

Qui un assaggio.

domenica 2 gennaio 2011

Il 2010, finito



Come tradizione, ecco a stagione ormai tristemente conclusa le cose migliori che ci è stato dato modo di vedere all'arena, nell'anno che volge al termine.
Quattro le arene frequentate, per una temporada più esile del desiderato, ma tant'è: Arles (6 a Pasqua e 4 al Riso, tra novigliade e corride formali), Saint Martin de Crau (2), Ceret (4), Barcellona (1): per un totale di 17 corse, tra le quali 5 novilladas.
Tutti i giudizi che seguiranno, come sempre, si riferiscono dunque esclusivamente alle esibizioni viste all'arena.

Uomini

E' stata la stagione di Alberto Aguilar, torerazo. A Saint Martin de Crau, soprattutto a Ceret e poi anche ad Arles a settembre, Aguilar ci ha entusiasmato per grinta, coraggio, sincerità.
Con i Prieto de la Cal si è giocato la vita, con gli Escolar Gil è andato dritto all'essenza del toreo.
E proprio lì a Ceret, cone le due orecchie già in tasca, ha preferito rischiare tutto per preferire (dopo un pinchazo) ancora la verità della spada alla scorciatoia del descabello.

Ed evidentemente dobbiamo omaggiare anche Rafaelillo che ad Arles nella corrida di Miura ha onorato e reso una volta ancora grande l'appellativo di torero (*), che a lui si addice come a nessun altro. Torero.

Tra le sorprese dell'anno, la più felice arriva da Mario Alcalde, pressoché sconosciuto novillero, che a Ceret con i veragua del mattino ha messo insieme tecnica ancestrale e coraggio fuori dalla norma. Il suo mentore è Frascuelo, probabile e sperabile che lo rivedremo sui sentieri che siamo soliti battere.

Tori

Quella di Escolar Gil a Ceret la corrida dell'anno, di quelle corse che uno ricorda per tanto tempo: i sei tori una furia scatenata, potenti, selvaggi, una meraviglia insomma.
E tra quei sei un tale Cuidoso (*) che si prende quattro picche e in una rovescia il cavallo, e poi nella muleta di Aguilar mette incessantemente corna, muscoli e forza, la testa sempre bassa, dritto nel rosso della seta. Vuelta per lui, gran toro.

Ceret quest'anno ci ha regalato anche e soprattutto Oye Mucho (*), novillo di Fidel San Roman che ha fatto tremare la terra e che le assi dell'arena catalana ricordano ancora per la violenza con cui il cornuto scagliava cavallo e picador loro contro. Un toro completo, grande, che ha avuto la sola sfortuna di capitare in mani non ancora esperte: altrimenti, ne siamo certi, fra vent'anni saremmo ancora qui a parlarne.

E poi anche Espiao di Coimbra, indescrivibile per rabbia e intensità alla picca.

Superiore e completo, infine, anche il lotto di tori inviato da Prieto de la Cal a Saint Martin de Crau (*): una corrida che ha portato emozione e interesse dall'inizio alla fine, paura e entusiasmo, una signora corrida.

Gesti

E' stato enorme il paio di banderillas messe da Sanchez Valverde a Matacajas di Escolar (*), a Ceret. Un paio di bastoni mostruoso, a due dita dalla morte, perfetto, definitivo.
Mi ricordo ancora il frastuono dell'ovazione liberatoria che ha seguito.

Juan José Esquivel (Espiao di Coimbra, Ceret) e sopratutto Gabin Rehabi (Lucero di Prieto de la Cal, St. Martin) i due picadores che ci hanno regalato i migliori primi atti dell'anno: Rehabi in particolare ha anche ascoltato la musica, e quando l'orchestra suona per l'uomo a cavallo vuol dire che le cose sono state buone davvero.

Il 2010 è andato così, ed è finito.
Viva il 2011.


(foto Ronda - corrida di Miura la domenica di Pasqua, Arles)