domenica 14 febbraio 2010

Al macello




Partiamo dalla morale, che solitamente sta alla fine: a chi continua a martellare con lo slogan che identifica la corrida con un macello consigliamo vivamente di sfogliare questa galleria di foto.
Questo è un macello, il macello.

Prima di questo bel pistolotto anti-antitaurini, in realtà c'era una magnifica immersione nel mondo della fotografia, quella che World Press Photo ci regala mettendo online i migliori e straordinari album del 2009.
Fotografie davvero emozionanti.
Al terzo posto nella sezione "Storie" ecco il servizio di Tommaso Ausili, fotografo romano che seguì il Nucci sulle orme di Idilico, e autore di questo intensa e schietta raccolta di immagini.

E viene in mente l'autorevole e duro articolo di Vargas Llosa pubblicato su El Pais qulache anno fa, La ultima corrida:
"I nemici della tauromachia si sbagliano credendo che la fiesta dei tori sia un puro esercizio di malvagità nel quale una massa di irrazionali riversano un atavico odio contro l'animale. In realtà dietro la fiesta sta tutto un culto amoroso nel quale il toro è il re."
"Se gli abolizionisti visitassero una tenuta di tori da combattimento rimarrebbero impressionati nel vedere le infinite cure, le attenzioni e gli smisurati sforzi - per non parlare dei sacrifici economici - che richiede l'allevamento di un toro bravo, da quando sta nel ventre della madre a quando esce nella plaza, e della libertà dei privilegi di cui gode. Per questo, benché a qualcuno sembri un paradosso, solo nei paesi taurini (sono otto, ndt) si ama il toro con passione."

"E' più grave, in termini morali, la violenza che può derivare da ragioni artistiche ed estetiche da quella che deriva dal piacere della pancia?
Non solo i maiali sono brutalmente torturati per soddisfare il capriccioso palato degli uomini.
Praticamente non c'è animale commestibile che, al fine di aumentare l'appetito e il piacere degli uomini, non sia sottomesso, senza che a nessuno sembri importare molto, a una barocca varietà di supplizi e atrocità, dal fegato imbottito artificialmente delle oche per produrre paté, alle aragoste o ai gamberetti che vengono fatti bollire vivi perché sembra che questo spasmo d'agonia dia un sapore unico alla loro carne, ai gamberi ai quali si amputa una zampa alla nascita perché l'altra cresca deforme e gigante, e offra più alimento al raffinato degustatore".

(foto di Tommaso Ausili)

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