lunedì 22 dicembre 2008

Il toro Civilon (II)


La storia di Civilon prosegue.
L'epilogo lo lasciamo alla penna di Max David, che nel suo Volapié ce lo racconta con la solita prosa fluida e romantica.

"Quando Civilon ebbe fatto i quattro anni ed i quattrocento chili decisero di mandarlo a Barcellona, dove c'era una corrida. Civilon era bello, grosso, forte, potente e se non fosse stato per il suo carattere lo avrebbero forse inviato ad una plaza più importante, a Madrid, a Siviglia; ma si temeva che Civilon, sempre per quel suo carattere, avesse poca voglia di combattere.
Lo misero dunque in uno dei soliti cassoni e lo spedirono a Barcellona.
Con lui partì anche il capo dei bovari, il mayoral, tutto vestito alla campagnola, che questa è l'uniforme dei bovari quando vanno a vedere giostrare i loro tori. Il mayoral è qualcosa come il maggiordomo dell'allevamento o, per dir meglio, come il caporazza negli allevamenti dei purosangue.
Conosce genealogia, carattere, attitudini, preferenze, infermità, tare e capacità di ogni riproduttore e di ogni fattrice; conosce per nome e per numero ogni capo di bestiame.
Anche i tori lo conoscono e lo rispettano e da lui, qualche volta, si lasciano avvicinare.
Civilon toccò in sorte ad un espada che si chiamava Luis Gomez, el Estudiante.
Appena gli aprirono la porta dello stallo Civilon si buttò nell'arena ed ebbe inizio quello che doveva essere uno dei più memorabili tornei della storia taurina.
Civilon, instancabile, veemente, potentissimo si lanciò contro la gente a piedi, poi contro quella a cavallo (di cavalli ne stese non pochi); l'arena ammutolita seguiva la lotta disperata di quel toro che era il più bravo, il più audace di quanti se ne fossero visti fino allora.
Il mayoral seguiva con gli occhi il suo toro e gli veniva quasi da piangere per l'entusiasmo e la commozione.
Col cappello largo abbassato sulla fronte, gli occhi infilati nei buchi della barriera per non farsi vedere, al bovaro, assicurarono poi i presenti, gli veniva da piagere e da urlare: Civilon, Civilon de mi alma, alma de Dios, torito de mi alma...
Quando el Estudiante aprì la muleta il silenzio dell'arena divenne ancor più profondo.
Il toro, sanguinante per le banderigle, dilaniato dalle picche, ma ancora potente, non cessava di caricare, inesausto.
Allora avvenne quel che ora dirò, con la preghiera di essere creduto: il silenzio della plaza fu improvvisamente solcato da un urlo tremulo, quasi angoscioso.
Il mayoral non s'era potuto trattenere.
Civilooon, Civilooon, stava chiamando...
Civilon si fermò d'un tratto; alzò la testa, mosse solo un poco i ventagli delle orecchie.
Non ricordava bene. Quella era una voce che a Civilon diceva qualcosa, una voce che gli riportava alla memoria confuse visioni di campi pingui d'erbetta e di lunghe corse verso le sorgenti e di aurore opache di nebbia e di brina e di risa e di canti di bambini...
Però non ricordava bene; solo gli sembrava di sentire negli zoccoli il fresco della guazza e sulla testa uno scroscio di pioggia settembrina.
Si avvicinò trottignando alla voce che lo faceva sognare e allora avvenne questo: che il mayoral saltò nell'arena, e sollevando verso il Signor Presidente il suo cappello largo, chiese che a Civilon fosse risparmiata la vita.
Il che fu concesso e toro e bovaro uscirono insieme dall'arena."


(disegno di Isa Husson, di cui abbiamo visto una bella esposizione in agosto a Dax)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Luigi,
Conozco muy bien Senor Husson y su esposa Isabelle,muy Grande Artista
Gracias por Ellos
bruno

Anonimo ha detto...

Complimenti è una storia bellissima, raccontata benissimo.

F.

Anonimo ha detto...

realtà o leggenda non importa, a me piace credere che sia veramente accaduto.
roberto.